Non è un vero colloquio di lavoro se non ti fanno la domanda “mi parli di lei” – o “parlami di te”, se sei in un contesto più alla mano!
Non puoi scappare.
Ti tocca, come è toccato a generazioni di (aspiranti) professionisti prima di te.
Si tratta pur sempre della domanda più frequente in qualsiasi tipo di colloquio, anche per le posizioni da programmatore.
Allora fatti trovare pronto, e scopri come rispondere al meglio a questa domanda!
Gli errori da evitare
Un errore comune è sottovalutare questa domanda.
Molti candidati pensano che il “mi parli di lei” sia soltanto un preliminare al colloquio vero e proprio, al massimo una domanda che il recruiter fa per essere sicuro che il candidato sia in grado di parlare.
E ammettiamolo, tutti abbiamo pensato “ma se hai il mio cv tra le mani, perché non lo leggi e mi chiedi qualcosa di utile?” – magari anche usando espressioni più colorite, che non posso riportare per non dover mettere un parental advisory 😀
Certo, come si fa a non pensare che sia una domanda standard, quasi dovuta, che aiuta il recruiter ad iniziare un colloquio in cui magari non è preparato, più che il candidato a tranquillizzarsi? Qualche dubbio viene, inutile negarlo.
Fosse anche una domanda dovuta, devi fare del tuo meglio perché la risposta sia migliore della domanda.
Dunque, non sottovaluti la domanda, e già partiamo bene.
Un altro errore che devi evitare è non tenere presente il contesto in cui ti viene fatta.
Giusto per chiarire, non è che sei al bar con gli amici e conosci qualcuno che ti chiede chi sei. Quindi non dare la stessa risposta che daresti in quella situazione.
Ecco allora come costruire una risposta convincente:
1. Parla di te iniziando da qui e ora
Un buon modo per iniziare a parlare di te è iniziare da qui e ora: parla di chi sei in questo momento, i tuoi punti di forza attuali e le competenze principali che possiedi.
Questo per diversi motivi:
- la prima impressione è fondamentale: se inizi parlando di te alle scuole medie la prima impressione sarà quella di adolescente, forse non la migliore che puoi scegliere;
- non hai problemi di tempistica: è sempre difficile regolarsi con i tempi della risposta, e se inizi da Adamo ed Eva rischi di perdere il focus, o sprecare tempo prezioso su passaggi non fondamentali;
- ti dimostri concreto: non focalizzarti su chi vorresti essere, perché in quel modo parleresti di quello che ancora non sei; piuttosto concentrati sui tuoi punti di forza attuali – ovvero ciò che in concreto puoi portare all’azienda.
2. Sei un programmatore, concentrati su ciò che ti fa amare la programmazione
L’intervistatore non dovrebbe avere dubbi sul fatto che la passione che ti muove nel mondo del lavoro sia la programmazione. Parla subito quindi degli ambiti che più ti interessano del panorama informatico, quali linguaggi, framework e tecnologie ti appassionano.
Con ogni probabilità questi sono anche i tuoi principali punti di forza, sono gli ambiti in cui ti ritrovi di più, che hai praticato di più.
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3. Ripercorri il percorso che ti ha fatto arrivare dove sei ora
Da questo punto fermo – le tue competenze, la tua passione – puoi iniziare a ricostruire il percorso che ti ci ha fatto arrivare. Quindi, i ruoli che hai ricoperto, i progetti a cui hai preso parte, la formazione che hai accumulato.
In questo modo, hai la possibilità di dimostrare un percorso, e in modo indiretto dimostri anche la tua capacità e volontà di evolverti. Come per tanti altri professionisti, ovviamente anche per gli sviluppatori è importante dimostrare di sapersi migliorare.
Ma attenzione, perché c’è di più:
Per i developer, la capacità di adattamento/miglioramento è ancora più importante, perché si trova a lavorare in un ambiente, quello ICT, che ha un tasso di innovazione estremamente elevato. In altre parole, se ogni giorno si affermano nuove tecnologie, altrettante diventano obsolete. Quindi non perdere l’occasione di dimostrare quanto sei stato in grado di tenerti al passo con le nuove tecnologie!
Inoltre, con questa risposta offri lo spunto al recruiter per una domanda di approfondimento – su cui sei ovviamente (vero?) preparato. Cosa c’è di più naturale di un “parlami di più di questo tuo progetto”?
4. Giocati la carta degli hobby
A questo punto, se ancora il recruiter non ti ha fatto altre domande, o non ti ha portato a parlare di altro, puoi giocarti la carta degli hobby.
Non è per forza una fatality, ma ci sta fare riferimento ad altri tuoi interessi e hobby, dopo che hai dato una solida panoramica delle tue capacità tecniche e dei tuoi interessi professionali.
Da una parte questo aggiunge un po’ di spessore e personalità al tuo profilo – insomma, una volta messo in chiaro che sei un grande programmatore, cos’altro fai nella vita? Non è poi una domanda fine a sé stessa, perché può dire molto sulla possibilità di vedere in te una persona insieme a cui è bello lavorare.
Dall’altra si tratta di un’esca: ti basterà citare la tua passione personale per vedere se fa scattare qualche reazione nel recruiter. Con un po’ di fortuna, potresti trovare un territorio comune con chi ti sta intervistando, che sia la passione per i giochi di ruolo o per uno sport.
E a quel punto sì, sarà davvero come trovarsi a parlare al bar…
Ecco quindi come rispondere a “mi parli di lei” dal punto di vista di un software engineer.
Adesso non ti resta che arrivare al colloquio di lavoro:
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